Sfumature di libertà: quando il «Sexting» diventa arte

Sexting
Dipinti di Salvatore Melillo

Tra le pennellate di Salvatore Melillo si risveglia il desiderio, nascosto in ogni sfumatura, come un inno ribelle all’erotismo digitale.

Immagina di svegliarti, aprire il tuo giornale preferito e restare senza fiato: una lettera d’amore a luci rosse infiamma le pagine. Questo è l’incredibile scenario dipinto nel romanzo di Emmanuel Carrère, Facciamo un gioco. Con un colpo di scena che fa “drizzare i capelli”, l’autore pubblica una lettera indirizzata alla sua amante sul prestigioso Le Monde.

La donna, ignara protagonista di un gioco ad alto tasso di suspense, ne divora ogni singola parola mentre il treno sfreccia da Parigi a La Rochelle. «Voglio farti una proposta. A partire da questo momento, tu farai tutto quello che ti dico. […] Adesso hai diritto a un po’ di contatto. Tenendo i fogli con la mano sinistra, appoggia la mano destra sull’anca sinistra. L’avambraccio, che immagino nudo, riposa dunque sul tuo ventre, all’altezza dell’ombelico» incalza l’uomo, trasformando le parole in un intricato gioco di manipolazione e fiducia.

Ora immergiti in un universo dove il romanticismo si fonde con la tecnologia, dove Laura seduce Andrea con un’immagine delle sue mutandine di pizzo, David accende Serena con una foto ardente dei suoi boxer e Matteo e Luca, distanti, si abbandonano a un vortice di passione attraverso il cybersex. È qui, nel buio della notte, che un’altra dimensione prende forma: un mondo interattivo dove le parole si trasformano in immagini “sussurrate” su uno schermo vibrante.

Sexting come arte

Scorrere le dita sul vetro freddo dello smartphone, sentire il brivido dell’attesa, inviare un messaggio carico di passione. È come tessere un incantesimo con le parole, un incantesimo che si sprigiona nell’aria e si materializza nel cuore di chi lo riceve. Un semplice click in cui risuona l’arte dell’intimità moderna, dove la pelle non tocca pelle ma il cuore si apre a un turbine di confidenze e promesse.

Ma cosa succede quando un gesto audace, al limite del lecito, diventa arte? Mentre alcuni lo vedono come un’evoluzione del linguaggio amoroso e altri lo etichettano come mera esibizione, pochi avrebbero immaginato che lo scambio di immagini erotiche via smartphone potesse dare vita a una vera e propria mostra d’arte. Nel 2010, tuttavia, l’artista partenopeo Salvatore Melillo ha sconvolto ogni aspettativa con la sua serie di 48 tele ispirate al mondo del sexting e alle sfumature del voyeurismo digitale, esposte a Milano nella galleria Famiglia Margini.

TRA LUCI E OMBRE

Salvatore Melillo, che ha affinato le sue abilità all’Accademia di Belle Arti di Napoli sotto la guida ispiratrice di Gianni Pisani, ha trasceso l’effimero delle istantanee erotiche, trasformandole in suggestivi quadri a olio su tela in bianco e nero. La mostra, curata con maestria da Angelo Cruciani e Grace Zanotto e battezzata con il nome di Sexting ha disegnato un percorso avvincente e audace, capace di risvegliare le menti più ardite Prese da scatti anonimi inviati tramite MMS, con la loro resa sfumata e avvolgente, le immagini rapiscono la fluidità delle forme corporee, invitando l’animo a immergersi nelle profonde acque della vulnerabilità e dell’introspezione. Ogni pennellata cattura frammenti di corpi in pose intime, incitando l’osservatore a un viaggio di contemplazione e auto-esplorazione.

Sexting

L’uso magistrale del chiaroscuro esalta la bellezza naturale del corpo umano, mentre la mancanza di dettagli nitidi riflette la distanza emotiva e la fulmineità proprie delle relazioni mediate dalla tecnologia. Le angolazioni ravvicinate evocano minuziosamente la pratica del sexting, dove l’intimità è mormorata attraverso dettagli visivi isolati, come petali sparsi al vento, a volte sfiorando il tutto, a volte sospesi nell’attesa di essere colti nella loro interezza.

Connessione e distanza digitale

Melillo cattura magistralmente la tensione tra il desiderio di connessione e la distanza digitale. Ogni tela racconta un’intimità sospesa, dove il confine tra pubblico e privato è in bilico. Le superfici sfumate e le linee morbide contribuiscono a creare un mondo etereo, dove sessualità e identità si mescolano. «La mia ricerca ruota intorno al nudo, […] senza esibizionismo o pornografia», sottolinea l’artista. Come un antico rituale trasmesso di generazione in generazione, l’amore, una volta immortalato su cartoline e fotografie, fluttua ora nell’aria con una raffica di “scorci anatomici”, avvolto nell’eterna essenza del bianco e nero. È una sinfonia di contrasti che si fonde in un tempo senza tempo, come il segreto custodito nell’ombra di una notte d’amore.

UN GRIDO ALLA LIBERTÀ TRA MISTERO E SEDUZIONE

«Ho ricevuto un solo scatto – racconta l’artista – in cui si vede il coraggioso volto della donna intenta ad una fellatio. Le altre hanno mantenuto il segreto non solo per ritrosia ma anche per voler maggiormente incuriosire lo sguardo altrui nel gioco del vedo non vedo».

E aggiunge: «Il sexting è un gioco ma anche un modo tra amanti per parlare di amore non ci voglio vedere niente di perverso: viviamo in una società fortemente erotizzata che mostrare sé stessi è un modo per chiedere attenzione all’altro, un modo per costruire a distanza una dimensione di sogno a due».

In fondo chi non ha mai sognato di amarsi come Les Amants di Magritte, in un bacio nascosto, che copre i volti degli amanti con un velo bianco, sottraendoli alla reciproca riconoscibilità e all’attesa di un bacio tanto desiderato? Chi non ha bramato quell’abbraccio irraggiungibile di Ettore e Andromaca nella tavolozza di de Chirico destinato a infrangersi, ma che brucia dal desiderio di “restare vicini”?

«L’attesa stessa del piacere è il piacere stesso», diceva lo stesso Lessing. Non importa mostrare tutto di noi, ciò che conta è solo quel momento di intima condivisione racchiuso in una bolla di vetro eternamente sospesa. E forse, riscoprire le audaci tele di Melillo ci porta a capire, anche oggi a distanza di 14 anni, che non è poi così “sciocco” godere dietro a uno smartphone.

Perché non c’è forse arte nella libertà di amare e fare sesso “come, quando e dove si vuole”?