La moda di Michèle Lamy: un’arma contro l’oppressione

Michèle Lamy

Siamo in guerra da un anno e vediamo quanto può essere ispirante la dignità di fronte all’aggressione. Tempi come questi possono richiedere formalità e sobrietà rispettose con momenti di delicatezza come promemoria di cosa è a rischio e in gioco“.

E così che, fondendo l’arte agli ideali politici che contraddistinguono la stilista, Michèle Lamy presenta la collezione autunno inverno 23/24 portando con il marito Rick Owens sulle passerelle “LUXOR” l’intensità del messaggio: a rischio, nella moda, è la capacità di reagire alle imposizioni del potere imperante. E ciò è emblematico per una donna abituata a viaggiare nel tempo e nello spazio. Gli abiti, minimal nelle forme, denotano il messaggio viscerale del concept della sfilata stessa, contrastate però dai loro volumi, che catturano l’attenzione.

Per la stilista, in un momento in cui la moda si sta muovendo verso la narrazione del prodotto guidata dal merchandising, insistere su un concetto è un invito urgente all’azione. E lo si vede con fermezza anche su altre passerelle, come per la sfilata Autunno Inverno 2024/2025 in cui il duo ha voluto trasmettere la ricerca di un’utopia eterna e di una forma di luce in un tempo chiaramente assurdo e caotico, disilluso, pieno di guerre e avidità, con un’ambivalenza e un senso artistico più autentico.

Una denuncia silenziosa che fa rumore

Michèle Lamy

Nel 2022, visitabile negli spazi di Rue Mantignon, la mostra intitolata Sweet Lust, rappresenta la risposta viscerale di Lamy ad opere specifiche che rompono preconcetti e sovrastrutture legate al corpo e alla sua rappresentazione. Michelè Lamy ha intuito uno dei bisogni e dei sentimenti più forti della comunità creativa nell’ultimo anno: il ritorno alla dimensione fisica e sensuale. Una denuncia silenziosa ma più rumorosa che mai.

Ancora, nel 2019 la sacerdotessa della moda ha presentato alla Biennale di Venezia l’installazione chiamata: “What are we fighting for?”, con la partecipazione di una serie di artisti che hanno creato punching ball riferiti a una varietà di questioni sociopolitiche e culturali: dal tema della sostenibilità e dell’importanza del preservare tecniche autoctone, all’amore dei prodotti che sono simbolo dell’heritage per cui vale sempre la pena combattere.

Il concept di Lamy è quello del voler dare un’accezione positiva al significato del verbo combattere, nel momento in cui si vuole raggiungere un obiettivo. Un’idea nata dalla frequentazione della palestra Overthrow, che oltre ad essere un luogo in cui si pratica la boxe, è una vera e propria comunità di persone socialmente impegnate sotto diversi frangenti. “Aiutano la gente a iscriversi alle liste elettorali. Fanno donazioni per cause giuste. Hanno uno scopo, che è quello che tutti dovremmo trovare, sul ring e fuori“. Per Lamy, l’arte deve combattere al fine di far riflettere chi la osserva.

La moda di Michèle Lamy e Rick Owens svolge la sua funzione primaria, che viene subito dopo quella di realizzare un abito: comunicare cosa siamo, dove viviamo e come.