Come il tempo cambia la percezione della musica: il caso di Paul’s Boutique dei Beastie Boys

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Nel 1986, grazie all’album di debutto Licensed To Ill, un nuovo gruppo rap aveva conquistato il pubblico di tutto il mondo: i Beastie Boys, trio di New York formato da Mike-D, Ad-Rock e MCA.

Interamente prodotto dall’astro nascente Rick Rubin, il disco si distingueva per le sue sonorità molto vicine al rock e, insieme al grande successo Raising Hell dei Run-D.M.C. (pubblicato nello stesso anno), diventò immediatamente simbolo della breve stagione del rap rock.

Il successo globale, riflesso nei cinque milioni di copie vendute, mise tuttavia il gruppo di fronte alla pressione di dover realizzare un degno seguito. A causa di alcune incomprensioni, i Beastie Boys furono però costretti a lasciare la Def Jam, l’etichetta del loro mentore Rick Rubin, per approdare alla Capitol Records.

Cambio direzione artistica

Oltre alla casa discografica, cambiò anche la direzione artistica, con la produzione del nuovo album affidata a un duo noto come Dust Brothers. Insieme ai Beastie Boys, essi intrapresero un processo di ricerca estremamente laborioso ma anche molto creativo: utilizzando campioni tratti da una vasta gamma di fonti musicali (circa 105 brani differenti), diedero vita a un collage sonoro eclettico e innovativo che si presentava come una fusione di hip hop, rock, funk, soul e jazz.

Questo approccio permise di sovrapporre numerosi strati sonori, generando nuove melodie e texture complesse che rendevano le produzioni qualcosa di totalmente innovativo. Dall’esperimento condotto con i Dust Brothers, i Beastie Boys ricavarono quindici tracce (la cui ultima, B-Boy Bouillabaisse, è in realtà divisa in nove parti differenti) che andarono a formare la tracklist di Paul’s Boutique, pubblicato il 25 luglio 1989 per la Capitol Records.

Paul’s Boutique

Il titolo dell’album deriva dal nome di un commerciante, Paul, proprietario dell’omonima boutique raffigurata anche nella copertina del disco. Il gruppo decise di omaggiare il negoziante perché, quando fecero acquisti nel suo negozio, lui decise di regalargli tutto a patto di ricevere una piccola citazione in uno dei prossimi brani.

Al momento della sua pubblicazione, Paul’s Boutique non fu particolarmente apprezzato né dal pubblico né dai media. Nonostante vendette quasi un milione di copie (riscuotendo buoni dati ma deludendo le aspettative rispetto al primo disco), i critici si schierarono contro la complessità delle produzioni e la sua innovazione musicale. Anche i fan rimasero delusi e, oltre all’aspetto musicale non apprezzarono neanche il cambio di immaginario del gruppo; dalle catene e i giubbotti di pelle di Licensed To Ill, infatti, i rapper passarono ad occhiali scuri, jeans e camicie hawaiane, una scelta che si rivelò infelice.

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Cambiamento dei tempi

Con il passare degli anni, tuttavia, le opinioni sull’album sono cambiate notevolmente, merito soprattutto della sua grande influenza. Per molti produttori che hanno definito il suono dell’hip hop anni ’90, infatti, Paul’s Boutique ha rappresentato una grande fonte d’ispirazione, grazie alla sua sperimentazione nell’uso dei campionamenti e l’audacia nel sovrapporre fonti provenienti da diversi generi musicali. Insieme ad altri progetti pubblicati negli stessi anni, come 3 Feet High and Rising dei De La Soul (1989) e Fear of a Black Planet dei Public Enemy (1990), continua a rappresentare un magistrale esempio di manipolazione dei campionamenti.

Grazie alla sua abilità nel ridefinire i confini dell’hip hop attraverso la sperimentazione, quest’album è oggi considerato una pietra miliare nella storia della musica. A ulteriore riconoscimento della sua importanza, Paul’s Boutique continua a ricevere numerosi elogi, come l’inserimento da parte della prestigiosa rivista musicale Rolling Stone nella classifica dei 500 migliori album della storia della musica, dove si piazza al 156º posto precedendo di sessantuno posizioni Licensed To Ill.

Il 9 settembre 2023, inoltre, l’angolo newyorchese del Lower East Side tra Ludlow Street e Rivington Street, reso famoso dalla copertina dell’album, è stato rinominato Beastie Boys Square, ulteriore prova dell’impatto duraturo del gruppo sulla musica mondiale.