Cinzia Ruggeri: Un’Icona di Innovazione tra Moda, Arte e Design

cinzia ruggeri

Cinzia Ruggeri, artista, designer e stilista di indiscutibile talento, ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo della moda e dell’arte. Rita Selvaggio, curatrice della mostra dedicata a Ruggeri nel 2020 a Casa Masaccio, la descrive come una figura enigmatica e riservata, tanto da non partecipare nemmeno alle inaugurazioni delle proprie mostre negli anni precedenti alla sua morte. Selvaggio la immagina attraverso i racconti altrui, evocando un’immagine di eleganza con i suoi lunghi capelli biondi, il rossetto rosso, gli occhiali da sole neri e le mani curate con unghie laccate.

Questa immagine prende vita in “Cinzia says…”, la prima grande antologica dedicata a Ruggeri, una figura che ha saputo muoversi con estrema libertà tra moda, arte e design. Con una fantasia infantile e raffinatissima, Ruggeri trasformava abiti, accessori, arredi e luci in oggetti espressivi, ironici e provocatori, creando associazioni libere che avrebbero fatto gioire gli artisti del Surrealismo.

Icone di Stile e Innovazione

Tra le sue creazioni più celebri spiccano i famosi stivali Italia, una borsa rossa con mano incorporata che diventa uno schiaffo, guanti verdi adornati con nastrini a forma di fili d’erba, abiti con catenelle per scaricare le emozioni e cristalli liquidi che si illuminano col calore del corpo, oltre a divani personalizzati per chi li utilizza. Ogni oggetto rifletteva il suo approccio unico e la sua capacità di fondere funzionalità e arte.

Il titolo della mostra al Macro, in programma dal 14 aprile al 28 agosto, deriva dalla canzone “Elettrochoc” dei Matia Bazar, simbolo degli anni Ottanta: «Cinzia said, vorrei cambiare il mio vestito vecchio che ormai non mi sta bene più su». Ruggeri aveva collaborato con il gruppo, creando l’iconico abito di moiré di seta verde, noto come “ziqqurat”, che appare sulla copertina di “Aristocratica” e nei live di Antonella Ruggiero.

Una Vita di Creazione e Sperimentazione

La carriera di Ruggeri iniziò presto, con la sua prima mostra nel 1960 a soli 18 anni, appena uscita dall’Accademia delle arti applicate di Milano. Dino Buzzati, in una deliziosa nota, racconta di come Cinzia trovò note musicali sparse sul pavimento di casa sua, immaginando che il pianoforte avesse suonato da solo. Buzzati concludeva: «Quelli che la conoscono bene dicono che è un poco pazza. Chissà che nuovi e imprevedibili amori sta già meditando. Chi vivrà, vedrà».

Nata in una famiglia borghese, Ruggeri visse per un periodo a Parigi, dove lavorò nell’atelier Carven, per poi tornare a Milano e lavorare nell’azienda di abbigliamento del padre. Nel 1972, fondò il suo brand, Bloom, seguito dalle linee Cinzia Ruggeri e, per un breve periodo, anche una collezione maschile. La mostra al Macro presenta oltre 150 capi delle sue collezioni, restaurati ed esposti per la prima volta dopo le sfilate degli anni Settanta e Ottanta.

cinzia ruggeri

L’Intelligenza della Femminilità

Cinzia Ruggeri vedeva la donna come un foglio rosa, profumato e molto femminile, ma con del cervello, sottolineando sempre l’importanza dell’intelligenza. Questo aspetto emerge in tutte le sue opere, dove la bellezza e l’originalità si fondono con una profonda riflessione sull’essere e sull’espressione personale.

Mariuccia Casadio, ricordando l’amica dopo la sua morte il 6 novembre 2019, menziona come Ruggeri, all’apice del successo, lasciò Milano per vivere in Salento per dieci anni, prima di ritornare e riprendere la sua attività artistica con rinnovato vigore. L’ultima mostra dell’artista, “la règle du jeu?”, realizzata per la Galleria Federico Vavassori di Milano pochi mesi prima della sua morte, è testimonianza del suo spirito indomabile e della sua incessante creatività.

Cinzia Ruggeri rimane una figura straordinaria, capace di trasfigurare il quotidiano in arte, lasciando un’eredità di bellezza e innovazione che continua a ispirare.