Carlo Scarpa, il Memoriale Brion e il cinema americano

Memoriale Brion_PH CR Francesca Motta
Memoriale Brion_PH CR Francesca Motta

Come il capolavoro architettonico di Carlo Scarpa ha trasformato una visione cinematografica in una lezione di design e cultura.

Dune 2 è stato uno dei pochissimi film che mi ha tentata a uscire prima dal cinema. Solo un elemento mi ha trattenuta sulla poltrona di velluto blu: l’ambientazione architettonica e la fotografia raffinatissima. Appena è apparso sullo schermo il Memoriale Brion mi sono girata improvvisamente verso il mio vicino e ho urlato “Carlo Scarpa!”. Lui mi guarda e non capisce. “Come fa a non riconoscere la Tomba Brion” penso tra me e me. E così mi sono interrogata su quanto alcune arti più diffuse possano abituarci a sviluppare un senso estetico e critico di ciò che vediamo.

Il Memoriale Brion è l’ultimo capolavoro di Carlo Scarpa, commissionato da Onorina Brion (moglie di Giuseppe Brion, fondatore della Brionvega) e realizzato tra il 1970 e il 1978 nella zona adiacente al cimitero del piccolo paesino di S. Vito d’Altivole nel trevigiano. L’architetto veneziano non ha bisogno di grandi introduzioni; nel corso della sua carriera ha firmato progetti importanti: il restauro del Museo di Castelvecchio a Verona, che incrocia elementi storici con interventi moderni, la Fondazione Querini Stampalia a Venezia, che integra modernità e tradizione, e il Negozio Olivetti in Piazza San Marco, un esempio di design raffinato e funzionale.

Carlo Scarpa: Maestro del dialogo tra Modernismo e Tradizione

Un architetto noto per il suo approccio unico che unisce modernismo e tradizione artigianale a una grande conoscenza dei materiali. La sua firma è in ogni singolo dettaglio, come i mosaici di vetro di Murano della Tomba Brion, che non sono un elemento decorativo ma puro progetto. Parlando con Alberto, un amico architetto che ha seguito le lezioni di Scarpa alla facoltà di architettura a Venezia, mi sono emozionata. Riporto le sue parole esattamente come le ha dette a me:

Carlo

Ero iscritto a storia e le sue lezioni non erano nel mio piano di studi ma le seguivo comunque. Mi piaceva guardare come correggeva i disegni, quando schizzava qualcosa se lo portava via – era già molto importante e i suoi schizzi inconfondibili avevano già un certo valore. Lui mi vedeva alle sue lezioni frequentate da poca gente e un giorno mi chiese: ‘Ma tu, San Francesco (in effetti gli assomigliavo), quando farai l’esame?’ Gli ho risposto ‘MAI, non sono del suo corso. […]

Memoriale Brion_Cappella_
PH CR Francesca Motta

Il suo stile ha fatto scuola, in Veneto vedi ogni tanto qualcosa dei suoi allievi che ripetono canoni esteticamente tipici suoi ma rimangono esercitazioni in stile; la sua poesia era tutt’altra cosa. La Tomba Brion ti provoca quella sensazione di entrare in un altro tempo e il suo stratagemma sono le tessere di mosaico e il dettaglio mai lasciato al caso”.

L’approccio alla progettazione

L’approccio di Scarpa alla progettazione viene descritto da Marco Frascari, allievo e collaboratore dell’architetto veneziano, come l’unione dell’informazione ricevuta da un senso con la percezione di un altro senso e, più in generale, come l’“assenza del pensiero architettonico”. Chi si immerge in una sua architettura lo sperimenta da subito. Il tema dei sensi solleva una questione strettamente legata all’architettura, letta con i visori delle neuroscienze. Forse Scarpa aveva intuito (magari anche grazie alla sua vicinanza alla cultura giapponese) che l’approccio architettonico doveva andare oltre.

Come sostiene Harry Mallgrave nel suo libro L’empatia degli spazi, “il fatto che percepiamo e concepiamo l’ambiente costruito tramite l’intero nostro corpo (e non solo con i sensi o il cervello) può sembrare una cosa del tutto ovvia ma per formazione gli architetti tendono a pensare gli edifici come oggetti astratti o composizioni formali che esistono in uno spazio geometrico libero piuttosto che come luoghi esistenziali della nostra coscienza”.

Fabrica_Tadao Ando_
PH CR Francesca Motta

abituarsi culturalmente a stimolare la bellezza

Abituarci a vedere e riconoscere ciò che vediamo non è puro compiacimento. Identificare la bellezza come un concetto astratto e personale ormai è una visione superata che le neuroscienze stanno piano piano scardinando. Dobbiamo abituarci culturalmente a stimolare la bellezza e possiamo farlo in tanti modi; in questo caso basta andare al cinema.

La Tomba Brion è rinata ed è oggi visitabile in tutto il suo splendore grazie al FAI (Fondo Ambiente Italiano) che dal 2022 annovera questo gioiello tra i suoi beni. In un tour nel trevigiano, un altro indirizzo dove respirare bellezza è Fabrica, residenza d’artista e biblioteca del colore unica al mondo. Voluta da Luciano Benetton e Oliviero Toscani, questa villa antica, restaurata e ampliata da Tadao Ando, quest’anno compie 30 anni.