Anatomia di un abbraccio”: ritrovarsi nell’infinito di un “noi”

Anatomia di un abbraccio, Luna Lu, Paraná Museum of Contemporary Art (Brasile)
Anatomia di un abbraccio, Luna Lu, Paraná Museum of Contemporary Art (Brasile)

In un attimo di silenzio, l’abbraccio si fa ceramica, un’opera d’arte che cattura la delicatezza di due anime unite. È un calore avvolgente, dove il tempo si dissolve e il vuoto si trasforma in un affresco di emozioni, un sogno tangibile che racconta storie di connessione e bellezza eterna.

Capita, in un momento di atarassia, di imbattersi in versi che toccano il cuore, come una melodia dimenticata che riemerge all’improvviso, risvegliando ricordi sopiti e sentimenti latenti. È così che, nella quiete di un pomeriggio, si scopre una poesia di Mario Benedetti, che recita: «Ho una solitudine / così affollata / così piena di nostalgie / e di volti di te… / mi abbraccio alle tue assenze / che vengono e mi assistono / col mio volto di te».

Parole che si intrecciano con l’anima, come delicati filamenti di seta tessuti dalla trama del destino, elevano la solitudine a una presenza palpabile, carica di emozioni e memorie. Il peso dell’assenza si condensa in poche righe, dando vita a una solitudine “così affollata” che si fa custode di una malinconia profonda e insondabile.

In questo interstizio si dipana una tela ricca di ricordi: baci mai donati, promesse evaporate nel tempo, dove ogni nostalgia si trasfigura in una pennellata vibrante, ogni lacrima in un verso di un poema incompiuto dal gusto “dolce-amaro”. È un perpetuo navigare tra il visibile e l’invisibile, un eterno ritorno, in cui il cuore si smarrisce e si ritrova, nel rifugio interiore, alla ricerca della propria voce.

Nella densità di questa solitudine, l’abbraccio si trasforma in una presenza assente, un gesto sospeso che vive nei sogni e nei vuoti, un contatto invisibile con le tenebre, che colma le notti insonni di una profonda nostalgia. Eppure, in questa desolazione, esso diventa salvezza, un faro luminoso che si erge come un ponte verso l’altro, emblema della nostra interconnessione. Qui, risorge la speranza, capace di dissolvere le paure e rivelare che siamo tutti parte di un unico grande respiro, intessuto dall’umanità.

In un mondo distante

In un’epoca in cui gli abbracci si sono fatti rari, quasi svaniti nell’aria, ogni contatto fisico si manifesta come un atto di ribellione silenziosa. Abitiamo un mondo virtualmente iperconnesso, eppure mai così distante nella sua essenza. L’abbraccio, gesto che sfugge alla fredda sostituzione di parole e immagini, si innalza a simbolo di una connessione perduta, di un calore insostituibile che scioglie l’armatura quotidiana, tanto protettiva quanto isolante. È nel tocco, in quel contatto intimo e profondo, che ci spogliamo delle maschere, abbracciando la nostra vulnerabilità più autentica. Eppure, quando l’abbraccio manca, la sua carenza lascia un vuoto incolmabile, un freddo che pervade il nostro essere, privandoci di quella comunione autentica, così necessaria e insostituibile.

Questo ardente desiderio di contatto si rivela in Anatomia di un abbraccio di Luna Lu, un raffinato inno visivo alla connessione umana, esposta nel cuore del Paraná Museum of Contemporary Art. Presentata nel 2016 alla 5ª Mostra Nazionale della Ceramica, rappresenta una fusione mirabile di scienza e arte, celebrando l’immenso potere di un gesto tanto semplice quanto rivoluzionario. Tuttavia, non si limita a un’unione fisica; incarna invece un incontro di anime, un respiro condiviso che nutre corpo e spirito, evocando l’ossitocina del conforto e dell’affetto in un abbraccio che trascende le dimensioni del tempo e dello spazio.

Un’eterna connessione

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Anatomia di un abbraccio si rivela come un “tacito mormorio” alla connessione primordiale, un respiro antico che si materializza in due gabbie toraciche spalancate come ali pronte a sfidare l’eterno. Queste strutture, simili a reliquie di civiltà perdute, emergono dal bianco polveroso del tempo, evocando l’essenza stessa della vita. Le ossa, fragili come rami spogli, si piegano con grazia eterea attorno a cuori palpitanti, innamorati timidi al loro primo incontro, “ballando in un mutismo” che trascende ogni barriera. Non ci sono confini, solo aperture che sussurrano di vulnerabilità e di un amore primigenio che fluisce senza limiti, rivelandosi nella sua nudità più pura.

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I cuori, in equilibrio tra desiderio e paura, si cercano come stelle nell’oscurità, trovando rifugio l’uno nell’altro in un abbraccio senza tempo, un gesto eterno che oltrepassa ogni limite. Avvolti da vene sottili, intrecciate come fili invisibili che uniscono le anime, respirano una luce propria, un bagliore ardente che pare emergere dal cuore stesso della terra. Questi fragili legami sfidano la gravità, sospesi tra l’eterno e l’effimero, come se l’essenza della vita fosse una danza leggera sull’orlo dell’abisso.

Il bianco spettrale delle ossa, severo e immobile, si contrappone al rosso vibrante dei cuori, vivo e pulsante, amplificando il dramma della creazione: se le ossa proteggono, è il cuore che dona significato, colore e calore all’esistenza, facendola risplendere oltre i limiti della materia.

Nella sua intimità, l’opera di Luna Lu si rivela come una meditazione profonda sull’essenza della fragilità umana, un richiamo vibrante a ciò che ci rende vivi: quell’incessante desiderio di connessione e contatto, capace di oltrepassare la carne e sfidare le leggi del tempo e dello spazio. Così, in questa danza eterea tra corpo e spirito, tra il vuoto e l’abbraccio, è il cuore a risplendere, a donare vita e luce, come un codice segreto che solo le anime più sensibili possono decifrare.

Abbracciarsi per ritrovarsi interi

In bilico tra la voragine e il battito dei cuori, ci immergiamo in un’eterna sinfonia di affetto, dove ogni abbraccio trascende le barriere del tempo e dell’esistenza, infondendo al mondo una dolcezza inebriante e una connessione profonda. Abbracciarsi significa ritrovare la propria casa interiore, un attimo sospeso, ab aeterno, in cui le distanze svaniscono e l’“io” e il “tu” si disciolgono in un “noi” senza confini.

Come un soffio di vento che sfiora delicatamente l’essenza, l’abbraccio diventa una carezza invisibile, una promessa silenziosa che ci ricorda la nostra interezza, splendenti nella fragilità della nostra imperfezione. Un’opera d’arte vivente, tessuta di passione e respiro; un momento che sfugge alle parole, ma comunica al cuore con la potenza di una poesia senza tempo. Perché, come scriveva l’immensa Alda Merini, «ci si abbraccia per ritrovarsi interi» in un mondo che fa sempre più paura.