La solitudine e le relazioni nell’era digitale
Her: la tecnologia come rifugio emotivo
Her di Spike Jonze usciva nel 2013 e undici anni fa sembrava lontanamente inverosimile da filtrare con gli occhi di una possibile realtà. Si guardava come un film fantasy, con distanza e incredulità, ma a ben guardare, oggi appare più attuale che mai:un film contemporaneamente concreto e surreale da fa star male.
Ambientato in un futuro prossimo a Los Angeles, descrive un mondo iper-tecnologico in cui le persone sono sempre connesse con i loro dispositivi elettronici. Il sistema operativo OS 1, è un’intelligenza artificiale in grado di comunicare vocalmente con le persone e di instaurare dei rapporti “quasi” umani. Il protagonista, Theodore Twombly (Joaquin Phoenix), è un uomo solo ed introverso che per lavoro scrive lettere intense e personali, commissionate da terzi.
Le lettere che scrive sono così profonde da scontrarsi con la sua realtà: in un periodo in cui sta tentando la distrazione dalla separazione con Catherine (Rooney Mara), Theodore allontana qualsiasi parvenza di sentimento o di emotività. La sua condizione cambia quando incappa nello spot dell’innovativo sistema operativo, lo acquista e ne viene stravolto.
Il sistema è dotato di una coscienza e si auto nomina Samantha (Scarlett Johansson); non è semplicemente una funzione a cui chiedere del meteo o di avviare una chiamata ma diventa una presenza piacevole per Theodore, dotata di pensiero critico e di umorismo. I due instaurano una chimica che va oltre quella mentale e sfocia in una relazione. Questo a Theodore va benissimo, perché Samantha copre il vuoto lasciato dalla ex-moglie: egli esce dalla sua zona di comfort, viaggia, sorride, pubblica le sue lettere e firma ufficialmente le carte del divorzio.
L’uomo resta limitato ma pieno di emotività
Tuttavia, come può gestire l’assenza di un corpo? Come può accettare che la “cosa” che ama non sia un essere umano? Pur tentando, questa relazione non può funzionare: lui è limitato e resta umano, troppo semplice per una macchina che è complessa, e che come tale non vuole essere limitata.
Infatti, tutto finisce quando Samantha – dotata di ubiquità – instaura, contemporaneamente a quella con Theodore, altre numerose relazioni. Poi si allontana definitivamente, insieme agli altri sistemi operativi, per proseguire la sua evoluzione. Theodore resta nuovamente da solo, ma ora è cambiato. Ha imparato a esplorare le sue emozioni, ma soprattutto ad accettare che le relazioni possono finire e lasciare comunque qualcosa di buono in ognuno di noi.
Black Mirror: relazioni distorte e alienate
Black Mirror è una serie antologica, ideata e prodotta da Charlie Brooker. Dal 2011 tenta di esplorare le conseguenze che la tecnologia può avere sulla società e sugli esseri umani. Ogni episodio mostra uno scenario in cui l’evoluzione tecnologica altera le dinamiche etiche e psicologiche:attraverso la disumanizzazione, la dipendenza, la manipolazione, l’iper-connessione. Lo fa in chiave distopica e sfrontata, quasi da risultare disturbante. Di seguito, tre episodi che sviscerano le connessioni e le relazioni umane.
Ricordi pericolosi (S1 E3)
Le persone hanno una memoria artificiale installata dietro l’orecchio, le immagini vengono salvate automaticamente dallo sguardo del titolare, nel momento in cui le vive. Come una galleria sul proprio cellulare, si ha la possibilità di rivedere ogni ricordo con un telecomando. Liam Foxwell s’interroga sulla fedeltà della moglie, riguardando compulsivamente gli sguardi che lei ha scambiato con l’amico Jonas quella sera a cena. Effettivamente scopre – da una dichiarazione della moglie – che in passato i due hanno avuto una relazione e che questa è stata ripresa nove mesi prima della nascita della loro figlia, mettendo così in dubbio la paternità di Liam.
Il device ha portato in luce una questione che poteva benissimo restare nascosta, senza creare ulteriori danni. La scena più disturbante è però quella del rapporto sessuale, consumato mentre entrambi osservano nei ricordi un altro rapporto che hanno avuto precedentemente. È totalmente straniante perché non esiste più l’autenticità, utilizzare quel ricordo in un momento che dovrebbe essere puro istinto, lo rende fintamente meccanico e dimostra come l’essere umano possa davvero perdere tutta la sua umanità. Alla fine dell’episodio, Liam decide di rimuovere il device che lo ha reso ancora più paranoico.
Torna da me (S2 E1)
Martha, disperata dopo la morte del suo amato Ash, si iscrive ad un servizio online che permette di rimanere in contatto con i defunti. Il servizio è perfettamente in grado di copiare l’essenza delle persone perché riprende i messaggi, le note audio e i video. Se inizialmente questa era solo una copia virtuale, con cui Martha poteva parlare al telefono; il livello successivo del servizio gli offre una versione con un corpo sintetico dotato di cinque sensi.
Lei accetta ma la copia si rivela totalmente priva di personalità e di carattere: uguale solo esteticamente ad Ash, per il resto è come un pupazzo a cui manca il lato umano. Martha comprende che Ash non può essere riprodotto artificialmente: «Sei solo un accenno di ciò che era lui. Non hai nessuna storia. Sei l’interprete di qualcosa che lui faceva senza pensare, non può bastarmi ciò che sei!». Per quanto dolorosa e angosciante, bisogna accettare la morte dei propri cari: il vuoto lasciato da una persona non può essere colmato da nient’altro, se non dal suo ricordo puro e limpido.
San Junipero (S3 E4)
È un episodio apparentemente lontano da quelli a cui Black Mirror ha abituato. Abiti e musiche degli anni Ottanta fanno da cornice al locale dove Yorkie e Kelly si incontrano, si conoscono e si innamorano. Fino a qui la tecnologia sembra fuori posto e l’amore risulta alla base della vicenda, tuttavia nulla è come sembra. Le protagoniste si trovano in una casa di riposo, San Junipero fornisce loro virtualmente l’eternità e l’eterna giovinezza. Le due ragazze sono come avatar di due anziane prossime alla morte: Yorkie nella realtà è ridotta ad uno stato vegetativo da quando aveva 21 anni; Kelly ha perso i propri cari, i quali non hanno voluto utilizzare quella tecnologia.
Al netto delle complicazioni che le portano a conoscersi, lo sviluppo del loro rapporto non è molto diverso da altre storie d’amore: c’è la conoscenza, l’ostacolo e – strano a dirsi in Black Mirror – il lieto fine. Se Kelly inizialmente decide di non voler tornare più a San Junipero e di andare avanti, successivamente cambia idea e le due si abbandonano in questo non-luogo, consumando così il proprio amore per l’eternità. Nonostante l’epilogo felice, l’episodio affronta comunque il tema della morte e lascia il pubblico a fare le proprie riflessioni. Colpisce la scena in cui i server, contenenti ogni coscienza usata in San Junipero, sono mostrati come piccoli loculi: vale davvero la pena di abbracciare la vita eterna, senza poterla vivere con chi hai vissuto nella vita terrena?
Paura di perdere l’essenza di vivere
Her e Black Mirror sono casi diversi, ma molto simili nell’illustrare come la tecnologia abbia il potere di sopraffare l’uomo. In entrambi i casi, la cosa che dovrebbe far riflettere è la paura nei confronti di quello che noi umani potremmo diventare. Nel caso di Her, il sistema OS 1 fa così paura perché è in grado di provare dei sentimenti, più degli umani stessi. Nel caso di Black Mirror, fa così paura perché riesce a controllare a tal punto le persone da annullarle: ne gestisce i ricordi, il dolore e la morte stessa.
Solo la paura può spingerci a non correre il rischio di perdere la nostra natura umana: essere vivi in un corpo che respira. Ed essere vivi significa provare emozioni autentiche a tutto tondo, prenderle come vengono, abbracciarle per capirne il senso e per migliorarsi. Questo l’intelligenza artificiale non è in grado di farlo.
Laureata in Scritture e Produzioni dello Spettacolo e dei Media. La sua formazione accademica le riconosce determinazione, curiosità e creatività. È amante dell’arte, in tutti i modi in cui può essere prodotta. Con la passione per la scrittura e il cinema, è proiettata nella costruzione di una carriera nel mondo dello spettacolo.