The Bear: in attesa della terza stagione

The Bear è una serie Fox uscita nel 2022, giunta in Italia su Disney+ nello stesso anno. Nel cast ci sono attori quali Jeremy Allen White, Ayo Edebiri, Ebon Moss-Bachrach e tanti altri, dato che si tratta di una serie prettamente corale; la regia a tre mani è invece di Christopher Stores, Joanna Calo e Ramy Youssef. La serie vanta quattro vittorie alla 75esima edizione degli Emmy Awards: tra cui quella di miglior serie comica e miglior attore protagonista a Jeremy Allen White.

Costituita da tre stagioni – la terza in uscita in Italia il prossimo 14 agosto – The Bear è una serie complessa e non così cordiale, in cui poco succede ma tutto cambia. Non si guarda per essere consolati, bensì si soffre insieme ai personaggi, si entra dentro una centrifuga che è il mondo della cucina. In attesa della terza stagione, ripercorriamo le prime due e capiamo perché questa serie merita di essere vista.

La cucina come metafora interiore

Carmen “Carmy” Berzatto (Jeremy Allen White) è uno chef stellato che ha ereditato – dopo il suicidio del fratello maggiore Mikey – il fast food The Original Beef. Per Carmy, re-inserirsi in un ambiente popolare a Chicago dopo aver frequentato cucine di altissimo livello a New York, è un ritorno non poco problematico. L’attività che il fratello gli ha lasciato è, inoltre, piena di debiti e la ribelle comitiva della cucina è difficile da mettere in riga, estremamente diversa dalla rigidità con cui ha ricevuto la sua formazione.

The Bear non è solo una serie di cucina e il successo che ha ottenuto non è dovuto esclusivamente alla trama, ma ci sono molteplici ingredienti che contribuiscono al suo trionfo, come la regia, le scelte musicali, le incisive interpretazioni degli attori e l’esplorazione psicologica ed emotiva. Un ambiente crudo e sfrenato come quello di una cucina, è un contesto perfetto per raccontare le ansie che vive l’essere umano. Il disordine della cucina diventa così metafora del caos che Carmy ha dentro di sé, ma anche dello spettatore stesso che si sente profondamente coinvolto.

The Bear - ecletticamagazine.com

Nella prima stagione si empatizza subito con Carmy e inizialmente gli altri personaggi vengono presentati come problematiche che alimentano il suo stress. A partire dal “cugino” Richie (Ebon Moss-Bachrach), dai toni fin troppo scurrili; fino all’ispanica Tina (Liza Colón-Zayas), che fa spesso finta di non capire e schernisce Carmy con l’appellativo Jeff, anziché Chef. In questo disordine, le uniche persone in cui Carmy ritrova un po’ di ordine sono Sydney (Ayo Edebir), ragazza ambiziosa e schietta ma di talento che viene assoldata nel ruolo di Sous-Chef, e la sorella Sugar (Abby Elliot) che nella prima stagione non vuole saperne nulla del ristorante ma nella seconda, in seguito a una scoperta che cambierà le carte in tavola, si butterà a capofitto nella vicenda.

Segnato dalla scomparsa del fratello, da un passato tormentato e dalla dipendenza da oppiacei, Jeremy Allen White regala un personaggio tormentato, sempre alla ricerca di una stabilità che mai riesce a raggiungere. Nella volontà di sovvertire quel luogo di cui prova vergogna a un luogo ideale, Carmy trova nella cucina di The Original Beef la sua aspirazione personale e la continua voglia di elevarsi. Quello che importa però non è tanto il cibo ma lo stato d’animo; in ogni episodio – che dura circa 30 minuti – si lascia molto spazio all’introspezione: si affronta il tema della famiglia allargata, di quanto è importante chiedere aiuto, di quanto poco si conoscono le persone amate, dell’ansia e dello stress. Tutti elementi che più che a parole emergono dai dettagli; la regia è una vera e propria guida alla emozioni: è diretta e cruda, trasmette in chiaro ciò che si vede, a partire dal nervosismo della cucina fino ai dolori dei personaggi.

Una serie imprevedibile e per nulla sistematica

È un prodotto che si contrappone alla tipica linearità a cui le serie ci hanno abituato, lo spettatore non sa mai cosa aspettarsi da un episodio all’altro, come anche dai personaggi. Quest’ultimi si muovono spaiati, ognuno con le proprie ambizioni o con la propria inettitudine. La cucina diventa teatro di lotte interiori e irrisolte, raggiungendo il culmine nel settimo episodio della prima stagione.

Questo episodio è un piccolo gioiello, tutta la scena in cucina è girata interamente in piano sequenza per ben 17 minuti: il ristorante si prepara per una revisione degli uffici competenti ma sfocia tutto in disastro. Lo spettatore ha la sensazione di essere intrappolato in quel caos insieme ai personaggi, tutti sono impazziti e aggressivi l’uno con l’altro e il piano sequenza è la scelta perfetta per descrivere quello stato perché va di pari passo con la caoticità della cucina, tutto lo stress viene percepito e quasi manca il respiro.

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Una stagione di passaggio

Solo alla fine della prima stagione questa disfatta personale e conviviale sembra essere superata e il gruppo di lavoro risulta essere quasi una famiglia. È una visione solo apparentemente ottimistica, perché nella ricostruzione fisica del locale – che cambia nome in The Bear – nella seconda stagione, tutta l’inquietudine interiore ritorna prepotentemente. Il locale si avvia ad essere trasformato in un ristorante stellato. Si abbandona quindi momentaneamente la cucina e i personaggi si dividono in nuovi percorsi: Carmy incontra una vecchia fiamma, Sydney lavora al nuovo menù, Richie è maître di sala presso un locale stellato, Tina va a scuola di cucina e Marcus (Lionel Boyce) a Copenaghen per un corso di pasticceria.

È una stagione di passaggio, alcuni episodi hanno un tono più meditativo ma non mancano le puntate piene di disarmonia. I personaggi sono ancora più al limite e vengono messi a confronto con situazioni e personaggi – che seppur vivano una condizione ugualmente stressante – hanno trovato il loro equilibrio. Se dapprima la sfida era solo di Carmy, ora la sfida è di tutti. Carmy è ancora più dipendente dal locale e la sua dipendenza lo allontana dalla vita privata. Inoltre, i suoi demoni vengono acuiti anche dalla presenza della madre, della quale in un flashback viene raccontato l’esaurimento nervoso dovuto dall’alcool – episodio di estrema tensione, supportato da guest star quali Sarah Paulson e Jaime Lee Curtis.

La seconda stagione approfondisce ogni personaggio, si comprendono meglio le problematiche irrisolte che sicuramente sfoceranno con grande intensità nella terza stagione, proprio ora che il ristorante è pronto ad aprire. La terza sarà forse la stagione delle risposte, il pubblico capirà chi ha veramente la stoffa per continuare e i legami che tengono vivo il locale.

Se si vuole guardare una serie contemporanea e ancora in produzione, costruita con grande maestria cinematografica, in cui ci si rispecchia ma da cui si esce anche sopraffatti, The Bear è la scelta giusta. Se invece, già la si è vista, un rewatch non fa mai male.