SERRA YILMAZ ICONA TURCHESE E NON SOLO… | l’intervista
Quando incontri per la prima volta Serra Yılmaz, non puoi fare a meno di pensare alla Serra del film Le fate ignoranti di Ferzan Özpetek, della cui cinematografia è diventata il simbolo. Ma, in realtà, lei è molto di più di una mera icona.
Se hai l’opportunità di parlarci, capisci che non solo hai davanti un’artista completa con una solida esperienza, ma anche un’intellettuale curiosa del mondo e capace di spaziare sopra una moltitudine di argomenti, dal più frivolo al più complesso. Di lei mi hanno colpito il carattere deciso, l’accurata memoria dei dettagli, l’attenzione per il suo interlocutore, ma soprattutto la trasparenza che trapela dal modo di dire le cose con garbata schiettezza.
Avvolta da un cono di luce turchese, nel suo impeccabile italiano con un inconfondibile accento da poliglotta, Serra ha gentilmente conversato con me chiedendomi di darle del “tu”, segno dell’affabilità che la contraddistingue.
Intervista a Serra Yilmaz
Serra, tu sei attrice, regista e anche traduttrice, ricordo che nel 2006 sei stata interprete ufficiale durante la visita in Turchia di Papa Benedetto XVI. Hai fatto del turchese il tuo colore identificativo e quindi ti propongo un piccolo gioco: a ciascuno di questi tre ruoli quale colore abbineresti?
Io ho sempre voluto fare l’attrice. La regia è arrivata dopo ed è un lavoro moto complicato che si può fare quando hai davvero a cuore un progetto da raccontare con le immagini. Il lavoro d’interprete l’ho fatto nel passato per potermi sostentare, prima di affermarmi come attrice. Se dovessi dare un colore sceglierei: un turchese acceso per l’attrice, un azzurro chiaro per la regista e un cobalto per l’interprete.
In Turchia hai frequentato il liceo francese e poi ti sei laureata in Psicologia. Questo percorso di studi è stato una delle chiavi che hanno aperto la porta alla recitazione?
Assolutamente no, non c’è nessuna connessione. Ho scelto Psicologia semplicemente per ripiego perché in realtà volevo fare Psichiatria, ma la mia borsa di studio non me lo consentiva. Dopo solo quattro mesi di studio ero consapevole che non sarei mai diventata una psicologa e dopodiché ho iniziato a dedicarmi a tutti i corsi di teatro universitari.
Negli anni ’70 il teatro è stato la tua culla, da lì in poi hai calcato palchi francesi, turchi e italiani. Tra le numerose pièce degli ultimi anni ricordiamo: La bastarda di Istanbul (regia di Angelo Savelli), Don Chisciotte (con Alessio Boni) e recentemente Magnifica presenza (regia di Ferzan Özpetek). Rispetto alla tua esperienza diversificata in altri paesi, qual è la tua visione sul teatro fatto oggi in Italia?
È una domanda un po’ complessa. Intanto, sicuramente conosco meglio il teatro francese che quello italiano, avendo vissuto molto tempo in Francia. Poi, è anche vero che quando “fai teatro” in un paese e sei sempre in giro non riesci più a vedere quello che fanno gli altri: per esempio quest’anno per miracolo sono riuscita a vedere il debutto mondiale, alla Pergola di Firenze, dello spettacolo di Bob Wilson Pessoa. Since I’ve been me. In Turchia, come in Francia, esiste il concetto di “teatro stabile”, con compagnie fisse che vengono pagate ogni mese; invece in Italia c’è un “teatro di produzioni indipendenti”, con compagnie itineranti che girano moltissimo. Ecco, questo modo di fare teatro in Italia, per quanto sia stancante, non mi dispiace, perché consente di scoprire il paese e questo è molto bello.
Nel 1997 a Strasburgo incontri Ferzan Özpetek, tuo connazionale, con il quale inizia una lunga collaborazione che si concretizza nella tua presenza in buona parte dei suoi film (per citarne alcuni: Harem Suare, Le fate ignoranti, La finestra di fronte, Saturno contro, Rosso Instanbul). Come vivi l’essere “icona” del cinema di Özpetek?
Da una parte è molto bello, ma dall’altra può essere riduttivo per me e scocciante per lui. Mi spiego meglio: molti registi non lavorerebbero con me perché è come se lasciassi una scia del cinema di Ferzan che a sua volta si potrebbe sentire inutilmente “obbligato” a prendermi per ogni suo film…E poi, le muse non sono permanenti.
Tra i titoli citati prima, Le fate ignoranti ha un posto speciale perché ti ha fatto conoscere al pubblico italiano. Quanto c’è della vera Serra in questo film?
C’è parecchio. Sicuramente Ferzan si è ispirato a me, ma come spesso avviene nell’elaborazione di un personaggio, sono stati aggiunti degli aspetti romanzati.
Nel 2018 debutti alla regia con Cebimdeki Yabanci remake turco di Perfetti sconosciuti, film del 2016 diretto da Paolo Genovese che è entrato nel “Guinness dei primati” come il film con più remake in assoluto nella storia del cinema. Come definiresti la tua esperienza nella direzione? La ripeterai in futuro?
È stata una bella esperienza. Ho accettato di fare questa regia perché tra i produttori c’era Ferzan e questo mi faceva sentire protetta. Non mi sarei sbilanciata se non ci fosse stato lui. È stato come partecipare a un suo “workshop speciale sul cinema”, grazie al quale ho imparato molto. Se fossi ispirata da una storia o non so da un romanzo, riproverei la regia, ma ne dovrebbe valere davvero la pena.
Qual è il personaggio che vorresti interpretare al cinema o in teatro?
Non ho desideri particolari in tal senso, anche se, a pensarci bene, mi sarebbe piaciuto interpretare al cinema l’eroina di Il riccio, un film del 2009 diretto da Mona Achache, basato sul bellissimo romanzo L’eleganza del riccio di Muriel Barbery.
A parte il tuo lavoro, cos’altro ti appassiona?
Le mie passioni sono la lettura e i viaggi. Inoltre, adoro fare la spettatrice al cinema e andarci da sola.
Da anni vivi stabilmente in Italia. Mi dici tre cose che ti fanno stare bene in questo Paese?
La prima è sicuramente vivere in una città piccola e molto curata, dove non c’è niente che disturbi la mia vista. La seconda è quello spirito rilassato degli italiani che si prendono meno sul serio dei francesi. La terza è la possibilità di raggiungere le varie parti d’Italia senza troppe acrobazie, una mobilità facilitata che manca in altri paesi.
Ti rivedremo presto al cinema?
Mi rivedrete prossimamente nel nuovo film di Maurizio Nichetti Amiche mai, a fianco di Angela Finocchiaro. Per il resto, vi lascio all’effetto sorpresa.
Docente d’italiano per stranieri con esperienze nel campo televisivo e pubblicitario come redattrice e copywriter. È autrice di cortometraggi, racconti e testi teatrali. La creatività e la versatilità sono i suoi miglior pregi.