“29 Settembre”: può l’amore rifiorire dalle ceneri di un tradimento?
Nel profumo di un giorno intriso di malinconia, “29 settembre” narra di come un tradimento possa, come un colpo di vento, risvegliare passioni assopite e riaccendere la fiamma di un amore mai del tutto dimenticato.
«Era inevitabile: l’odore delle mandorle amare gli ricordava sempre il destino degli amori contrastati». Chi non conserva nel cuore il ricordo di quell’incipit magnetico, l’affascinante apertura di uno dei capolavori più illustri di Gabriel García Márquez, L’amore ai tempi del colera (1985)? Quante volte un semplice profumo ha risvegliato in noi la memoria di un amore mai del tutto estinto o di un desiderio che continua nelle profondità più intime del nostro essere?
Immersi nell’atmosfera incantevole di Cartagena de Indias, tra le suggestive curve di Calle del Espíritu Santo, L’amore ai tempi del colera di Gabriel García Márquez ci guida in un viaggio emozionante, ricco di passione e tradimenti che si intrecciano per oltre cinquant’anni. Florentino Ariza, romantico telegrafista, si trasforma in un imprenditore di successo, mentre Fermina Daza, fulgida di bellezza e determinazione, fiorisce tra sguardi furtivi e parole mai proferite; eppure, la sua inaspettata inclinazione a unirsi al nobile dottor Juvenal Urbino segna un abisso incolmabile nei loro destini.
Il cuore di Florentino si frantuma e si ricompone, vagabondando tra oltre 600 avventure effimere, come un viaggiatore smarrito in un labirinto di passioni. Tuttavia, la sua anima rimane indissolubilmente ancorata a lei, risplendendo con la sua luce incantevole i sentieri tortuosi del suo sentire errante. Così, anche il lettore più distratto non può fare a meno di interrogarsi: può un uomo, cullato da innumerevoli braccia, mantenere la fedeltà a un amore che ha osato sfidare le insidie del tempo?
“UN RISTORANTE E POI”
Forse sì, se si evoca quel celebre verso: «Mi son svegliato e sto pensando a te», un incanto che riporta alla luce uno dei brani più iconici di Mogol e Battisti. In un caffè affollato, nel vivo di una città che non conosce tregua, l’atmosfera si carica di promesse e segreti inconfessabili. L’aroma avvolgente del caffè fumante si mescola all’aria, intrisa di storie mai narrate, mentre un lento volo di fumo si leva, come un tentativo di svelare le verità celate nel “grembo” degli avventori.
In questo microcosmo di destini incrociati, la vicenda di un uomo comune “si dispiega” come un romanzo ben noto, pervaso di passione e tormento, una rivisitazione contemporanea dell’ormai celeberrimo Anna Karenina. Perché, in fondo, come scriveva Lev Tolstoj nelle sue celebri pagine: «[Si vorrebbe] che l’attività di un uomo avesse sempre uno scopo, che l’amore e la vita familiare fossero tutt’uno. E questo non succede. Tutta la varietà, la delizia, la bellezza della vita sono fatte d’ombre e di luci».
Nel morbido chiaroscuro di questo momento, la voce del notiziario si fa strada, penetrando l’atmosfera come un raggio di sole che squarcia le tenebre: «Ieri, 29 settembre…». Una data, densa di significato, che riporta alla mente l’armoniosa risonanza di un tradimento, un colpo di fulmine che ha segnato le esistenze di molti. Le parole di quel brano, magnificamente delineate nel 1966, pervadano con una potenza ineluttabile, mentre la melodia, accolta con fervore dall’Equipe 84 due anni dopo, si fonde con le emozioni di chi l’ascolta.
SOTTO IL SORRISO DI UN DESTINO
«Seduto in quel caffè io non pensavo a te»: le parole si raccordano, in un istante l’immagine di un cuore in sospeso, che sfugge come sabbia tra le dita. La leggerezza del brano nasconde una cascata di riflessioni: un uomo, ignaro del tumulto che gli agita l’interiorità, si lascia trascinare dalla marea di una passione flebile.
In quel caffè, un’elegante commistione di speranza e malinconia si diffonde tra i tavolini. Il protagonista, avvolto in una contemplazione profonda, scruta il mondo che gira intorno a lui, avvertendo la sua estraneità in una realtà che sembra ignorarlo. Mentre il tempo scorre come un fiume in piena, rimane un’isola di quiete in un mare di frenesia.
Ma, all’improvviso, la monotonia del suo esistere viene scossa da un sorriso inatteso. La vita si tinge di sfumature nuove e impreviste, come un dipinto che si anima sotto la luminosità di un nuovo giorno. «D’improvviso lei sorrise», e in quel sorriso si accende una scintilla, un momento incantato capace di trasformare il suo destino. «E ancora prima di capire», si ritrova a danzare con lei, «sottobraccio a lei», come se il tempo stesso si fermasse.
È come se il destino orchestrasse quell’incontro, come se l’intero universo si unisse in una sinfonia armoniosa per guidarli verso quel preciso istante, fugace e perfetto. La connessione tra loro si manifesta con immediatezza, palpabile e intensa, un’attrazione fatale che germoglia delicatamente in un battito di ciglia.
«Il buio ci trovò vicini», e quell’oscurità diventa un complice silenzioso, avvolgendo i due amanti in un’unione inaspettata, mentre la musica di Battisti scorre come un torrente in piena. Ogni nota libera istinti repressi, guidandoli verso un’estasi di libertà e scoperta. Con lo stomaco in tumulto, si lasciano trasportare da un’irruenza di fervore, «verso casa abbracciato a lei». In quel momento magico, tutto svanisce, e i due si ritrovano a sognare ad occhi aperti, mentre il mondo si muove intorno a loro, «stretto come se non ci fosse che lei».
NEL SILENZIO DEL MATTINO
Il tradimento si evolve in un racconto beat, un’intensa odissea di sole ventiquattro ore, in cui il protagonista naviga con grazia tra l’eccitazione del desiderio e il peso opprimente del rimpianto. In questo breve intervallo di tempo, ogni nota che si disperde nell’aria diventa un respiro che attraversa l’atmosfera, mescolando il dolce e il salato di un ardore fugace.
Le strade affollate, i suoni caotici e i colori vivaci si fondono in un unicum, mentre avverte con crescente urgenza di quanto gli manchi la donna che ha tradito. «Mi son svegliato e / e sto pensando a te…» è il risveglio di un cuore lacerato, che, pur accogliendo la luce di un nuovo giorno, rimane intrappolato nell’ombra di una presenza perduta.
La sua mente vaga tra flashback e sogni infranti, mentre il sole si fa largo tra le nubi, illuminando una coscienza in subbuglio. Nel silenzio del mattino, ogni riflesso nella vetrina di un caffè e ogni passo che sfiora l’asfalto diventano palpiti di vita. La tensione tra passato e presente si fa frenetica, provocando un’intensa lacerazione interiore.
Così, la ricerca di un senso e di una nuova felicità si complica, oscillando tra la dolcezza di ciò che è stato e la brama di ciò che potrebbe ancora essere. Ci si confronta con l’assenza, un vuoto che pulsa nel petto: «Ricordo solo che… / Che ieri non eri con me». L’amore, la perdita, la solitudine e la speranza si mescolano in una tavolozza che sa di arcobaleno, suggerendo che, nonostante tutto, i legami possono risorgere dalle ceneri del passato.
IL GIROTONDO DEL CUORE
“29 settembre” arrivò proprio come una ventata di novità, scompigliando le regole della musica italiana. Non ha un vero ritornello, ma si muove come un sogno, sospeso tra il folk-rock psichedelico di terre lontane e un desiderio di sperimentazione che anticipa l’avanguardia. Ispirato ai suoni dei Byrds e dei Cream, Battisti crea qualcosa di diverso, qualcosa che si stacca dalle convenzioni, e Maurizio Vandelli, con il suo lavoro in studio, aggiunse una magia ulteriore.
Il brano, dipinto con immagini sfumate e quasi irreali, evoca la sensazione di essere persi nel tempo. Ma la voce dello speaker radiofonico, che pronuncia «Ieri 29 settembre» e «Oggi 30 settembre», riporta l’ascoltatore bruscamente alla realtà, come a ricordare che ogni sogno ha il suo risveglio. Nella versione di Battisti, la musica si fa più intima: la chitarra a 12 corde, i violini e il flauto costruiscono una trama delicata, lasciando che la voce fluttui in un gioco di spirali, fino a perdersi in un girotondo finale, un rimbombo che si allontana, portando con sé una risata di liberazione.
Ma perché proprio il 29 settembre? Forse per ricordare un giorno speciale, legato alla vita di Mogol, o forse per segnare quel confine sottile tra l’incanto di una notte fugace e la luce del giorno successivo, quando tutto torna al suo posto. E così, sotto l’apparente leggerezza del brano, si cela una riflessione profonda sul tradimento.
Il protagonista si sveglia il 30 settembre, la mente ancora pervasa da un turbinio di memorie, mentre il cuore ha finalmente trovato la sua verità: «Sto pensando a te. E corro lì al telefono, parlo, rido e tu… tu non sai perché. T’amo, t’amo e tu, tu non sai perché». In questo pensiero si racchiude l’essenza del suo viaggio, un ritorno a ciò che è autentico e perdura nonostante tutto. È la confessione di chi si è perso, solo per scoprire che la vera connessione era sempre lì, ad attenderlo. Nella semplicità di quelle parole, una delle più grandi verità della vita: anche quando vacilla, l’amore sa ritrovarsi.
Laureata in Lingue e letterature straniere, trova nella scrittura il suo rifugio e la sua passione più grande. Ogni espressione artistica la affascina: dalla profondità della letteratura al fascino evocativo del cinema, dall’originalità dell’arte alla potenza emotiva della musica. Appassionata di eccentricità e diversità, si definisce una “sentimentalista incallita” dallo spirito libero e avventuriero. La sua anima vagabonda è sempre alla ricerca di nuovi orizzonti culturali che la facciano sentire a casa e le regalino un posto nel mondo.